NAPOLI - Napoli perde la sua voce: è morto, all'età di 72 anni, il cantante Mario Merola. Era stato ricoverato il 7 novembre scorso all'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. Colpito da una insufficienza cardiorespiratoria, il «re della sceneggiata» era stato sottoposto a coma farmacologico. La causa del decesso è dovuta a un arresto cardiocircolatorio. Nei giorni scorsi i medici avevano utilizzato anche le sue canzoni per sollecitare una reazione di Mario Merola.
FAN IN LACRIME - Tantissima gente in lacrime, parenti, amici, fan, si è riunita davanti all'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia per un ultimo saluto all'artista. L'ospedale è presidiato da alcune pattuglie di carabinieri e non è possibile accedere al reparto di rianimazione dove Merola era ricoverato. Previsto il trasferimento della salma alla cappella dell'ospedale, dove sarà allestita la camera ardente. La folla continua ad aumentare e la commozione di tutti, dei parenti al pari dei fan, è affidata ad un grande silenzio.
RE DELLA SCENEGGIATA - La storia della canzone è generosa di titoli nobiliari, ma nel caso di Mario Merola l'appellativo di «re della sceneggiata» è niente di più del riconoscimento di un dato di fatto. Merola è riuscito a dare a un genere di spettacolo squisitamente regionalistico (anche se coinvolge buona parte del Meridione) una popolarità e una dimensione nazionale e un successo sconosciuto prima, fino a farne un genere cinematografico. A legare il tutto le canzoni, immancabilmente costruite su quel culto della melodia che appartiene all'anima napoletana. Ecco. Mario Merola ha rappresentato tutto questo anche fuori dal palcoscenico. In altri termini, è riuscito a dare un volto alla sceneggiata.
UMILI ORIGINI - È sempre rimasto orgoglioso delle sue umili origini. Era nato a Napoli il 6 aprile del 1934 e da ragazzo sbarcava il lunario con i lavori più disparati, da aiuto cuoco fino a scaricatore di porto. Per un breve periodo è stato lo «stopper», oggi si dice centrale difensivo, delle riserve del Napoli. Come tutti i cantanti partenopei si è formato sul repertorio dei classici napoletani ma a teatro arriva quasi per caso, quando fa ancora lo scaricatore al porto, grazie ai consigli di un suo collega, Salvatore De Lillo. Così incide il suo primo disco, lascia il lavoro al porto, si trasferisce nel quartiere di Barra e fa il suo esordio nella sceneggiata «A testa aruta» al teatro Sirena interpretando «Malu Figlio», una canzone dai toni violenti diventata un successo nel mercato discografico parallelo.
IL MATRIMONIO - Nel 1964 si sposa con Rosa Serrapaglia che gli darà tre figli, con i quali andrà ad abitare in un super attico che domina il golfo di Napoli e dove ospiterà anche i tre figli di Enzia, la sorella di Rosa morta di cancro. Tra i suoi primi successi «'A sciurara», prima di numerose, quasi inevitabili, partecipazioni al festival di Napoli, dove canta alcuni dei titoli classici del suo repertorio, «Ciento catene», «Freva e gelusia». Per il suo stile il pubblico le elegge erede del leggendario Pasquariello, «il cantante di giacchetta», quello che prima dell'esibizione si mette una giacca scura per dare ulteriore forza alla drammaticità del brano.
IL SUCCESSO - Il successo è tale che, già a metà degli anni '60 diventa il protagonista assoluto della sceneggiata nonostante abbia ancora 31 anni mentre per tradizione quel ruolo spettava a interpreti anagraficamente più maturi. Nel 1976 per la prima volta nella storia porta la sceneggiata a Milano, l' anno dopo va in Canada e negli Stati Uniti dove viene ricevuto alla Casa Bianca dall'allora presidente Gerald Ford. I titoli del suo repertorio sono ormai la storia della sceneggiata: «È figlie» (dove sono «piezz 'e core»), «L' emigrante», «Ammanetato», «'O sgarro», «Gennaro Spartivento ('o criminale»), «Camorra», «Mamma addò sta», «'O vendicatore» fino alle quasi leggendarie «Guaperia» e «Ò zappatore», portata in tourn‚e anche in America, dove viene accolto come un divo dalla comunità degli emigrati. Un successo che nel 1973 gli ha aperto le porte del grande schermo nel film di Ettore Maria Fizzarotti, «Sgarro alla camorra» seguito da «Napoli...serenata calibro 9», «L'ultimo guappo» o «Da Corleone a Brooklyn» e da «I figli so piezz 'e core», «Lacrime napulitane». Tra gli anni '70 e gli anni '80 Merola raggiunge la massima popolarità mentre i personaggi della sceneggiata si aggiornano ai fatti di cronaca con manager senza scrupoli, pusher grandi e piccoli, tossicomani, scippatori e similia. Negli spettacoli più recenti si esibiva insieme al figlio Francesco Merola, anch'egli interprete e musicista. Tra le sue esperienze professionali più curiose c'è anche il recente Sud Side Story, il film-musical di Roberta Torre, e la partecipazione come voce del cartoon «Totò Sapore» sulla nascita della tradizione della pizza napoletana.